Byungchae Ryan Son

Domande per la generazione che crescerà con l'Intelligenza Artificiale

  • Lingua di scrittura: Coreana
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Creato: 2024-05-20

Creato: 2024-05-20 17:50

"Qualcosa è andato terribilmente storto."


Durante la conferenza Sohn Investment del maggio 2023, Sam Altman, fondatore di OpenAI, in un'intervista con Patrick Collison, fondatore di Stripe, ha sottolineato l'assenza di imprenditori under 30 tra i leader di spicco della Silicon Valley, un fenomeno mai osservato prima dagli anni '70. In sostanza, l'osservazione di Altman evidenziava un fatto sorprendente: la repentina scomparsa dei ventenni come figure di spicco nel panorama imprenditoriale della Silicon Valley, un settore notoriamente giovane. Considerando che, per decenni, la giovinezza è stata riconosciuta come un elemento cardine della cultura aziendale della Silicon Valley (basti pensare a Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, che nel 2007, durante un discorso alla Stanford University, suscitò polemiche affermando che 'i giovani sono più intelligenti'), la riflessione di Sam Altman assume un'importanza significativa.


È interessante notare come lo psicologo sociale e professore della New York University, Jonathan Haidt, consideri questo fenomeno come un riflesso delle caratteristiche della Generazione Z, in particolare la timidezza, la forte propensione all'evitamento del rischio e una diminuzione dell'ambizione. Nel suo prossimo libro, "The Anxious Generation", Haidt sosterrà che lo smartphone è stato l'elemento più ostile allo sviluppo infantile della Generazione Z. Dagli inizi degli anni 2010, con la diffusione sempre più massiccia degli smartphone nelle mani dei bambini, fino ai giorni nostri, in cui la Generazione Z si avvicina alla tarda adolescenza, Haidt individua nell'uso degli smartphone una delle cause principali del peggioramento della salute mentale e delle difficoltà nell'individuare un senso alla propria vita.


Oggi la società considera le aziende di social media come Meta (che gestisce Instagram) e TikTok alla stregua delle compagnie produttrici di tabacco. Entrambe le categorie, infatti, vendono prodotti dannosi per gli adolescenti e si concentrano sull'adattamento dei propri prodotti per massimizzare il mantenimento dei clienti, ovvero la dipendenza. Tuttavia, esiste una sostanziale differenza: mentre i giovani possono scegliere di non fumare, i social media esercitano una pressione più sottile e precoce sui non utenti, rendendo molto difficile liberarsi dalla dipendenza.


L'economista dell'Università di Chicago, Leonardo Bursztyn, ha condotto un esperimento su oltre 1000 studenti universitari, chiedendo loro quanto sarebbero stati disposti a pagare per disattivare i propri account su Instagram o TikTok per quattro settimane. Questa è una domanda standard che gli economisti utilizzano per valutare il valore sociale netto di un prodotto. La risposta media è stata di circa 50 dollari. Tuttavia, quando è stato suggerito che la maggior parte degli altri studenti della stessa università avrebbe smesso di usare i social media, la risposta media è scesa a 0 dollari. In altre parole, l'esperimento ha confermato che la fonte principale della dipendenza dai social media è il senso di appartenenza al gruppo, il cosiddetto effetto di rete.


Quanti ragazzi della Generazione Z si sentono a loro agio nel dire di non avere un account sui social media quando un coetaneo chiede: 'Vuoi seguirmi?' Da questo punto di vista, si potrebbe dire che, mentre il tabacco ha causato una dipendenza biologica negli individui, i social media hanno intrappolato un'intera generazione in una problematica di comportamento collettivo. Tra i 9 e i 15 anni, un periodo di grande sensibilità per lo sviluppo sociale, lo smartphone enfatizza la continua comparazione con gli altri e la contemplazione passiva della vita altrui, senza un vero scopo. In questo modo, gli adolescenti crescono guardando video di sfide senza senso, della durata di 30 secondi, selezionati da algoritmi.


Naturalmente, le generazioni precedenti alla Generazione Z erano affascinate dalle potenzialità offerte dagli smartphone, senza poter prevedere le conseguenze per le generazioni future. Forse si sono semplicemente stancati di discutere ogni giorno di una tecnologia concepita per catturare e non rilasciare l'attenzione dei propri figli.

Domande per la generazione che crescerà con l'Intelligenza Artificiale

Oggi, i prodotti tecnologici di uso quotidiano basati sull'intelligenza artificiale stanno diventando sempre più diffusi. Per le generazioni successive alla Generazione Z, quelle che si apprestano a vivere l'adolescenza, le conversazioni con ChatGPT potrebbero rappresentare un'esperienza di crescita significativa. Ma come possiamo insegnare loro a rispettare l'altro non solo nel contenuto della conversazione, ma anche nel modo di comportarsi e nel tono di voce? Cosa imparano i bambini dalle interazioni con un'intelligenza artificiale che non comprende il buon senso, più che calcoli complessi, e quali opportunità perdono? Dovremmo riflettere sul fatto che la nostra reazione al rapporto e alle esperienze con l'intelligenza artificiale non si limiti a un semplice interesse.


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